Io, raccoglitrice di simboli,
mi scrivo addosso.

sabato 17 novembre 2012



Di recente, ho avuto il piacere di conoscere una donnetta, dalla frangetta corta, che s'è cresciuta sola, senza gli ingredienti. 
Si creò dal nulla. Dal vuoto che lo stesso sangue faceva. Mangiava illusioni di giorno e di notte, per reggersi in piedi. 
Con le sue mani creava mondi, nel mentre che sotto ai polpastrelli scivolavano pareti. S'alzava dal letto giusto a seguire quel perimetro, che dalla morte faceva con gli occhi. A tratti, la carta da parati lasciava spazi vuoti, o pezzi ingialliti. 
Tanti soprammobili a punta per decoro. 
Contemplava da seduta, l'incorruttibile verità del buio.
Intervenne da una pagina bianca, e sempre tacita. 

Si formarono per primi gli occhi e il cuore. Poi, le lacrime arcobaleno, che non smisero mai. 

Nacque da una ricetta di nuvole e mare, scritta con un dito tinto nell'acqua.
Dal sapore neutro. Che sazia quanto il canto di un gabbiano. Croccante fuori e morbida dentro. Dal profumo uguale ad una mattina di luce.
Restai con me.
Per la paura che mi fece, restai con me.
Scelsi la comodità del vizio e la sua tristezza allegata, proprio quando dentro al sogno c'ero già. 
Ne fui sommersa, dalla mia stessa indomabile grandezza.
Vezzosa come una gran panna montata, non mangiata per tempo. Veloce a far pluff.



Fui fatta di rabbia, e di dolore ne ho fatto Arte.



Decisi che era arrivato il momento per tutte le cose belle. Che d'ora in avanti: UNA VITA, la mia, e tutta all'indietro.
La ruota di una bambina dentro una bambina: Il mio avvio al mondo. 

Decisi che era ora, nonostante il rumore di uno scarto e uno sgranocchio. 
C'è che non ha più scuse. Che non dovrebbe neppure impegnarsi, a scrivere di una sofferenza che non merita attenzione. C'è che sei semplice dell'abitudine.

E allora mi sforzo di ricordare... 

Sforzati, e impegnati di perdere le piccole bellezze della vita, e scoprirai l'atrocità di un pentimento.



Decisi che è ora.
Che esisto per il risveglio. Che esisto e lotto segreta, per difendere l'infanzia e la follìa. Che scrivo per ricordarvi il motivo genuino della vostra esistenza: giocare.
Giocate. Divertitevi. 
Amate.



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