Io, raccoglitrice di simboli,
mi scrivo addosso.

martedì 23 agosto 2011

lunedì 22 agosto 2011


Non vivo in me,
non sò chi sei;
prendi per te,
io non ho più ciglie rock.


Così mai più,
rimani giù,
forse a Gesù non crederei,
se fosse qua.
 
L’inferno in me,
è in fiamme ormai
razzi arpia danni miei,
più che mai,
danni miei,
pause nel tempo riavrai,
mentre la mente è in orbita.



Razzi Arpia Inferno e Fiamme  -Verdena.

venerdì 19 agosto 2011

Mille evanescenze per ogni boccone.
E allora fatti sti rasta come preferisci, e legati a qualche radice!
Nonostante la sistematica e bastarda asimmetria delle mattonelle, tu ci devi posare bene la pianta del piede.
E ballaci pure sopra se vuoi. Ma restaci. Senti col piede quello che ora c'è.
Smetto di piangere. Giusto per non infettare il terreno.

Io non sono depressa.
Io non sono bulimica.
Io non sono triste.
Io non vivo una vita difficile.

Io sono soltanto pigra, annoiata e inetta.
Una bambina invecchiata di un'altra settimana.
Una cosa chiamata sogno.
Sono quei cuori vuoti disegnati a penna sui polsi.
Sono il vuoto della tua mano.
Una linea interrotta e più volte ripresa.
Sono luna di me stessa. Il riflesso nel cucchiaio. Un bicchiere riempito a metà. Sono quella muffa del cibo che si può mangiare.
Sono una crusca in transito.

Non sono niente.
Un niente fatto ad Arte.

domenica 14 agosto 2011

.Poi dicono che non sono gabbie, queste carni inesplorate...
Potrei morire di esplorazioni, benchè ne ho voglia....
E ti ritrovi con la febbre in una cucina vuota... Diploma di culinaria e nessun'anima da riempire.
Smuovi tra le mani carni come fossero ideogrammi disegnati male... e te ne muori nascosta dietro a un gourmet autoprodotto, e poi divorato.

Davanti allo specchio, dove cominci tu e finisco io.
Siamo un otto da esplorare..

Con fede e con disgrazia..
Mentre Ti chiamo con le labbra ancora sporche:
una manciata di pillole
per ricominciare.

Ed è sempre domenica sera...
L'AMORE INCONDIZIONATO E' LA FORZA ELEMENTARE DELLA CREAZIONE.

E' L'ENERGIA DELLA CREAZIONE.

E' IL PRINCIPIO.

E' L'ASSOLUTO.

martedì 9 agosto 2011

"E' così che la mamma vede la vita: una serie di azioni esorcizzanti, inefficaci quanto una spruzzatina, che danno una breve illusione di sicurezza."

da L'eleganza del riccio. -Muriel Barbery.

lunedì 8 agosto 2011

Me ne sto andando...
Vi sto lasciando...
io lo sento.
Sentire:
 Sincero cardine tra tutti i miei sospiri.
Esistono vari modi di sbuffare.

Mi voglio sfidare.

Oramai tutti i meccanismi malati pre-durante-post abbuffata li ho smascherati e appresi nel dettaglio. (E vorrei ben dire coi miei ventisei anni andati).
Non ho più scuse.

Vedi il destino beffardo!
La mia anima è in patimento da quando l'ho scoperta.
E se ora dovessi disegnarla, mi ritorna la stessa immagine di sempre: una macchia scura accovacciata sul divano a fiori. Ne ricordo ancora il puzzo, le cicatrici e i colori sbiaditi. Lo ricordo come il baule di una bastarda. Come un cassonetto pieno di briciole morte.
Gravida di me stessa, me ne stavo su di un fianco ad osservare le fessure della serranda.
Mi piaceva osservare il movimento delle particelle nella luce. Ricordo che trascorrevo l'insopportabile peso del tempo, nel tentativo di soggiogare quelle particelle. Cercavo di fermarle, di spostarne la direzione o di rubarne una manciata. Pensavo che se le avessi dirottate sulla mia fronte magari avrei iniziato a volare.
Fuori dalla finestra.

Da quando ne ho una, poverina, l'ho sentita in perenne patimento.
Parlo di destino beffardo perché, se già, in tutto il mio passato, (dunque nell'infanzia, nell'adolescenza, fino ad ora nell'attimo in cui sto scrivendo) si è mantenuta sedentaria nell'agonia di un vuoto, richiamo di morte, ancora oggi, quella condizione permane.
E persiste ad esempio sul luogo di lavoro.

Temo di essere stata battezzata al vuoto. Di esserci finita subito, una volta vomitata dall'utero.
Mi viene da ridere convulsamente ripensando alla mia storia: un puzzle composto da sgangherati pezzi incastrati a forza.
Quantomeno negli anni addietro, godevo di una sorta di lasciapassare. Avevo l'autorizzazione per cedere alle false speranze. Me la tenevo ben stretta sotto il piumone.
Non fantasticavo che oggi sarei diventata felice. Non lo speravo. Non la cercavo, neppure nelle tante freccette che partivano dai miei schemi mentali. Mi tagliavo prontamente per tenermi sveglia e basta.
Certamente, non immaginavo neanche lontanamente, che sarei stata tanto disgraziata da portarmi quello stesso vuoto sul posto di lavoro. Lo so che sembra una barzelletta.
Il mio lavoro consiste nello svolgimento del nulla. In una gara di resistenza tra me & me non dichiarata.
Nella pratica svolgo il ruolo di una portinaia in tailleur. Mi occupo di accogliere gli ospiti nuovi e di sorridere ai vecchi. Tutto da una stessa posizione tenuta a freno per dieci lunghe ore. Tutto da una sospensione spazio-temporale. Dalla mia stanzetta satura di particelle di luce. Sottolineo: dieci ore di lavoro senza pausa pranzo e senza potermi spostare dalla postazione, mai. Di cui nella fattispecie, se ne lavoro nel complesso una o due, è già tanto. Non c'è molto da fare qui. In media ricevo 5 ospiti nell’arco di queste dieci lunghissime ore.
L'ideale per una depressa. L'ideale per il proprio senso di soddisfacimento. L'ideale per l'accrescimento dell'autostima.
E nel vuoto restante!?

M’ingozzo di spazzatura.

Come si fa a vincere la bulimia in una condizione del genere? Nella effettiva continuità del vuoto?
Vuoto a casa. Vuoto sul posto di lavoro. Vuoto intorno. Di notte. Di giorno. Nel week-end.
Vuoto dentro.
Vuoto sempre.

Oggi mi voglio sfidare.
Ho deciso che da domani smetterò di portarmi gli spiccioli in reception.
Dovessi spaccare il vetro delle macchinette o fare elemosina alle donne delle pulizie.
E per tutti gli errori commessi, quasi quasi mi viene voglia di restarmene un mese intero in totale assenza di denaro contante.





Certi treni s'aspettano coi ginocchi sopra le nocciole.
O stesi sulla cioccolata se preferiamo.

Si può vivere di attese soltanto?

venerdì 5 agosto 2011

NESSUNA SCUSA. NESSUNA GIUSTIFICAZIONE.

Ma perchè ogni volta che le cose si mettono male, torna in me, più forte, la brama di dimagrire?

Devo smetterla.


Una promessa di morte per ogni delusione.


Grido che il mio appetito è del tutto assente. Lo era prima. Lo è adesso.
Dunque mangio e mi vergogno. Perchè non mi nutro.
Non mi nutro, muoio mangiando.

E tu chiamale se vuoi: Emozioni.

"Domandarsi perchè quando cade la tristezza in fondo al cuore
come la neve non fa rumore..."


Lucio Battisti.
Che cosa insolita di questi tempi!
Non accadeva da mesi di sentire il mio appetito tanto lontano. Come se avesse traslocato nella casa di alfa-zeta. E' lì che ora si trova. Caduto nelle sue pupille.
Mi sento un ferro alla lingua.
Mi fa strano non subirmi un'altra delle mie solite rotazioni automatiche. E sono già le 11.27.
Mi sento spezzata.
Tra due poli e facile al digiuno.

Ma cos'è? no. Non stavo solo cercando una scusa nuova per non mangiare, vero?
no, dai.

Epocale

Felice.di.essere.triste.
Mi stai mancando.

...Sintomo di felicità?

Mancano tre mesi al mio ventisettesimo anno di resistenza.
Firmo, con tutta l'onestà possibile, che finalmente ora,
 .posso andare via. 
Volo o pellegrinaggio che sia, posso farlo felice.
Posso farlo in questo presente,
perchè ho concluso.
Perchè ho realizzato la mia ambizione. Ho completato la missione. Ho trovato quel che cercavo. Opera compiuta. Mi sono risolta come una rivelazione ancestrale.
Perchè ho avverato
 l'unico e il più importante .motivo. di tutta la mia resistenza.
Può apparire avventata la mia espressione, ma il sentore di essere arrivata è troppo forte.
La lettura di questa mia ultima confidenza non deve necessariamente fermarsi in chiave di cattivo presagio.
Il suicidio del corpo resta trasformazione. Innegabile forma di evoluzione animale.
E' un arrivo forse non tanto dissimile dalla realizzazione personale.

giovedì 4 agosto 2011

Salvami.

Fame piccola fame vispa, fame grande fame trista.

La caffeina può causare danni permanenti?

Stato di animo: Agitazione. (Non apprendo se è causata dalla tazzina di caffè o dall’amore). Voglia di correre all’impazzata. Voglia di cantare a squarciagola. Voglia di tirarmi per le unghie di mani e piedi.  Voglia di essere fuori dal luogo di lavoro. Allegra. Di facile risata. In attesa. Tutto sommato l’umore è buono.  

Fame reale = zero.
Appetito = infinito.

Peso mattina = 48.6 kgs (ma non ci credo ma neanche…!)

Ore 6. una mela piccola gialla.
Tra le 7.20 e le 7.50 Ho nervosamente divorato 12 biscotti baiocchi (ovvero due confezioni). + 45 grammi di wafer alla nocciola loacker + 2 barrette kellogs fragola regalatemi dal rifornitore di macchinette.
Ore 8. un caffè amaro.
Ore 11. Una pera grossa.
Ore 13. un altro coffee.
Dalle 13 fino ad ora, momento in cui sto scrivendo…: 6 biscotti baiocchi. + 2 confezioni di wafer al cacao.

Giuro che la mia fame equivale a zero. Sono nervosa e ingabbiata in un ruolo di lavoro dove non c’è molto da lavorare nella pratica. I pensieri, la noia, la depressione e la frustrazione scelgono di quale cibo ingolfarmi ogni volta.

Sensazione: Stato di vergogna. Pentimento. Sporcizia. Ma non disperazione, me ne frego. (Un pochino).
Perchè ho mangiato così tanto stavolta : Per noia. Per solita insoddisfazione. Per la solita ricerca di appagamento. Tentativo invano di riempimento del vuoto affettivo. Perchè mi mancano i suoi occhi, i suoi abbracci, e le sue attenzioni. Perchè vorrei che G. fosse qui con me. Desiderio di fare l'amore con lui. Desiderio di dormire con lui.
Perchè necessito con urgenza una corrispondenza dei sensi.

Totale Kcal =  2100 circa. Tutti in grassi.
Calorie consumate = forse le prime 100 della mela mattutina.

Soldi lasciati alle macchinette. = 4 euro e 15 centesimi.

Soddisfatta? = No.
Raggiunto l'appagamento? = No.

 
Stimolo della fame biologica? = ancora assente. Totalmente.

Umore = Incazzata con me stessa.
Sono flaccida, unta e opaca.
Troppa. Tanta. Viziata. L'opposto dell'eleganza e di ogni virtu'.





 
Aggiornamento tra le ore 18 e le ore 20 circa.

Causa: Nervosismo esagerato. Rabbia motivata. Tristezza. Sentimento di essere stata rifiutata e abbandonata. Solita sensazione di mancanza. Solito sentimento del vuoto affettivo.

1 confezione intera di gallette di riso soffiato, ovvero circa 15. Divorate nervosamente.
+ una tavoletta intera di cioccolato. Divorata nervosamente.
+ pezzi di radicchio. pezzi di zucchina. una carota. avanzi di una farinata di ceci uscita male.

Fame = zero assoluto. Sia prima dell'atto che dopo. Assenza di percezione del sapore.

Totale kcalorie della giornata 2100 + 900 = 3000 circa.
Di cui bruciate forse duecento appena.


Bansky
Non ho più voglia di cercare, di leggere, di studiare, raccogliere dati, interpretare e capire.
Non m’interessa più.
O almeno non ora.
Sono satura di raccolte e raccoglimenti.
Basta appena un tocco ed io trabocco.
Mi sento in un periodo di furiosa espansione.
Una faccia da grido con la bocca piena.
Il guaio è che nella mia furia di volermi vivere continuo a subirmi.

Ingurgito, dunque sono?

Ciononostante ho la costante sensazione che il cibo introdotto, non abbia dentro di me, la sua primaria funzione di alimentare.
Lo subisco. Il mio organismo ne raccatta soltanto le parti peggiori contro l’ordine mentale. Trattiene agenti chimici e aromi naturali.
Le vitamine scivolano.
Un sommario di oggetti in decomposizione, insomma.

Mi vedo fluida strisciare fuori dalle orecchie, attenta a non farmi notare.
L’evasione dalla mente, non è la sola a dare l’allarme generale.
Si tratta di una vera e propria espansione di sensi.

Ho voglia di sentire.


Questa del cibo, è la familiare argomentazione di una irresponsabilità di fondo.
Mi annoia da tanto tempo. Una vuota ripetizione che non chiede sforzo.
La verità è che, sono stata spostata. Continuo inconsciamente, ad allontanarmi da una seria presa di posizione. A deconcentrami dal prendere una netta decisione in merito alla mia vita.
Non ingoio cibo, ma emozioni.
Come sappiamo è ben più facile infilzare con una forchetta una sofferenza interiore.
Butto giù per stordirmi. Perché il mio futuro lo temo. Perché sento che è arrivato il momento di prendere una decisione per svoltare, ora che sono giunta tanto vicina alla frattura.
La verità fa male.
Fa la smorfia di uno che ingoia l’ennesima disdetta mentre lo dice. Mi guarda dentro gli occhi. Senza spostarsi. Le sue pupille dentro le mie. Le sento fondersi.
Senza spostarsi.
Cambio espressione. Ritorno nel mio mondopioggia.
Cos’è un altro dei tuoi soliti giochetti? Cosa significa? Cosa c’è da indovinare stavolta? Mi vuoi spiegare?

Ho voglia di darti da mangiare.
Perché non me lo permetti?

lunedì 1 agosto 2011

io, le solite canzoni del cazzo, il peso e i sogni.

Dopo cena.
Restiamo noi a farci da dessert.
Io. Gallette da fumare. Le solite canzoni tristi del cazzo. Un peso. E i sogni che puniscono.

Che vogliamo fare??
Mi sento così pentita di avere ricominciato a mangiare... Nemmeno ricordo più come e quando di preciso ho iniziato. Forse l'anno scorso è iniziata la lentissima ascesa di carne. Quando decisi di non mangiare più, c'erano tutti ma proprio tutti i presupposti per attuare il digiuno della vita. Cerco di non pensarci, ma da diverso tempo, quei presupposti non ci sono piu. E smagrirmi mi riesce difficilissimo, specie perche lavoro. Molte cose sono cambiate negli ultimi anni... e uno di questi giorni trascriverò un simil-resoconto personale. Non posso però negare a me stessa il piacere di riuscire a stare in piedi senza preoccuparmi di vertigini e collassi. Il piacere di fare lunghe passeggiate senza sentirmi morire. Il piacere di non patire tanto come una volta i dolori ai polpacci, talmente intensi da avere i coniati di vomito. I dolori alle ossa. Il respiro, che sentivo venire meno. L'emicranie. E soprattutto la mente. La mente che ho sentito lontana. E che tutt'ora sento a rischio. Gli stati confusionali e la letargia.
E allora perche desiderarne il ritorno?
Perchè sono sempre stata troppa dentro. Perchè in questa realtà non sono mai stata capace di muovermi.
Non sono soltanto sensazioni... purtroppo le mie descrizioni sono fondate.
Mi sento pentita.

Nonostante tutto.
Nonostante l'ipotesi di una nascita benevola.
Mi domando se anche tu mi stai pensando... ora.
Chiudo.

Resto col vizio di volermi infilare in bocca cose a caso.
Vado a prendere un pastello nero....

Nulla si distrugge. Tutto è trasformazione.

Ovvero... trasformazione di una dipendenza.
Dal cibo all'acqua.
Aquaholic: interessante come pratica di riempimento del vuoto.
Considerando la mia convinzione, di sentirmi impossibilitata nel distruggere la bestia. Meglio tramutarla, no!?
Sarebbe quantomeno meno dannosa e grassa, come scelta autolesiva.
In realtà, la monotonia di un autolesionismo inconscio, da un pò di tempo mi annoia.

Respiro un cambiamento nelle vicinanze.
Puzza o profumo?