Io, raccoglitrice di simboli,
mi scrivo addosso.

giovedì 4 agosto 2011

Non ho più voglia di cercare, di leggere, di studiare, raccogliere dati, interpretare e capire.
Non m’interessa più.
O almeno non ora.
Sono satura di raccolte e raccoglimenti.
Basta appena un tocco ed io trabocco.
Mi sento in un periodo di furiosa espansione.
Una faccia da grido con la bocca piena.
Il guaio è che nella mia furia di volermi vivere continuo a subirmi.

Ingurgito, dunque sono?

Ciononostante ho la costante sensazione che il cibo introdotto, non abbia dentro di me, la sua primaria funzione di alimentare.
Lo subisco. Il mio organismo ne raccatta soltanto le parti peggiori contro l’ordine mentale. Trattiene agenti chimici e aromi naturali.
Le vitamine scivolano.
Un sommario di oggetti in decomposizione, insomma.

Mi vedo fluida strisciare fuori dalle orecchie, attenta a non farmi notare.
L’evasione dalla mente, non è la sola a dare l’allarme generale.
Si tratta di una vera e propria espansione di sensi.

Ho voglia di sentire.


Questa del cibo, è la familiare argomentazione di una irresponsabilità di fondo.
Mi annoia da tanto tempo. Una vuota ripetizione che non chiede sforzo.
La verità è che, sono stata spostata. Continuo inconsciamente, ad allontanarmi da una seria presa di posizione. A deconcentrami dal prendere una netta decisione in merito alla mia vita.
Non ingoio cibo, ma emozioni.
Come sappiamo è ben più facile infilzare con una forchetta una sofferenza interiore.
Butto giù per stordirmi. Perché il mio futuro lo temo. Perché sento che è arrivato il momento di prendere una decisione per svoltare, ora che sono giunta tanto vicina alla frattura.

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