Io, raccoglitrice di simboli,
mi scrivo addosso.

lunedì 20 agosto 2012

Non posso credere di averlo appena fatto, e di stare quasi per mettere un punto fermo a chiudere. Oramai è giusto questione di tempo. Ore?
Tremo, ma resto lucida nella mia organizzazione mentale suicida.
Ho appena finito di sottoscrivere a penna un testo, con tanto di firme, codice fiscale e carta d'identità allegati...  col quale autorizzo il mio promotore finanziario di fiducia a devolvere tutti i miei risparmi alle persone citate, non appena mi sarò ammazzata. Ho messo tutto in busta chiusa. Ho scritto il suo nome per destinazione e l'ho riposta nel cassetto insieme alle altre buste da fare avere alla segretaria del primo piano, che provvederà a redistribuirle.
Dunque, è cosa seria.
Se non è oggi, sicuro domani. Che mi finisco, intendo.
Se c'è una cosa che trovo buffa di tutta questa faccenda è il fatto che io scrivi del mio suicidio esattamente sotto il naso dei promotori per cui lavoro. Giusto una scrivania a dividerci. Basta un'attenzione in più e vengo scoperta.
Voglio essere scoperta? No. Non lo so. Non ci penso. Non m'interessa.
Altra cosa buffa è che il mio promotore di fiducia, è una delle persone per cui lavoro.








Ho.smesso.di.incuriosirmi.












SI, STO BENE.

Sono caduta. 
Non parlo più. Recito con assenza e con facile meccanicità un SI, STO BENE in faccia a chiunque abbia la disgrazia di sbattersi sul mio cadavere, ma in realtà sono caduta.
Sono caduta da una sedia. Da un'altezza minima, spiego.
Me, con tutto il peso del cielo ora fatto in cocci.
Le ossa ho rotte. Non sono mai stata unita e adesso meno che mai.
Ogni giorno lascio un addio. 
Ogni mattina un miracolo si alza e cammina.
Non mi sforzo nella poesia, sono una raccolta di lacrime scritte sull'anima.
Ho paura di ammazzarmi, però lo voglio fare. Ho paura di restare in vita con qualche intoppo in più. Ho paura che di là non ci sia niente. Ho paura di sentire dolore. Ho paura. 
Per questo scrivo. Solo per questo. Un pò come se questo foglio fosse lo specchio cui io sono solita parlare, piangere o ridere, nella mia stanza. Per farmi coraggio, circa.
Ripetitiva, e che mi frega?
Tanto sto per morire e non mi affanno a fingermi un'altra.
Per me è proprio finita.
Non è perchè ti sono indifferente che mi voglio ammazzare. Non è perchè non vengo ricambiata dal tuo amore.
Non per lui, soltanto. Ma per una collezione simultanea di disgrazie.
Io ragazzi ci ho provato davvero a rifarmi una vita. Non ci sono riuscita. Non ci sto riuscendo. Sono impigliata in una rete. Sto annegando dentro me stessa.
Passo a comprare un paio di scatole di ipnotico più tardi...
Mi rendo conto delle cagate che sto scrivendo.. ma sono totalmente esausta. Non mi interessano le ricerche.
E non 'importa neppure di quello che pensate.
Tanto qualunque cosa non è mai buona. 
Ho fatto il grave errore di parlare dei miei dolori e dei miei problemi a troppa gente. Ho fatto il grave errore di sperare.
Sono pentita.

mercoledì 15 agosto 2012

Vi prego, cari angeli del sole, ditemi che da adesso, da questo istante, da ora in avanti, tutto cambia e migliora. Ditemi che è tutto finito. Che non soffrirò più questo mio stato letargico. E che mi accorgerò di quella luce che muove anche me.
Sono stanca.
15 agosto 2012.

Uguale a tutti gli altri giorni feriali, e alle festività che ho passato. Uguale al weekend che verrà.
Cioè sola.
Fisso il vuoto, come sempre.
Un pò dal letto e un pò dalla sedia.
Sto qui.
Non faccio niente. Non m'impegno neppure a scrivere le idee di poco fa.
Sono sola. Fisso il vuoto e non faccio niente.
Sono sola. Fisso il vuoto e non faccio niente.
Non mi investo in niente perchè qualsiasi cosa che io faccia mi sembra del tutto vuota, inutile e priva di senso.
Torno a letto.

venerdì 10 agosto 2012

Ieri ho avuto molta paura. Conoscendomi, se fossi tornata a casa, dopo il lavoro, mi sarei ubriacata e poi uccisa, dato che in casa non ci sarebbe stato nessuno a trattenermi dal farlo. Ero terrorizzata. Non ho molti amici. Quei pochi che ho sono quasi sempre presi da faccende altre. Ho preso il telefono e ho chiamato il primo nome a caso, per non ammazzarmi: "Ascolta, non posso assolutamente tornare a casa. Sto troppo male. Sto venendo da te in negozio. Andiamo a ubriacarci insieme?"
"Va bene, vieni pure."
Ho strisciato alla cieca dal pirellone fino in porta venezia.
Ero persa di testa.
"Ma smettila!! sei piena di uomini. Sei una bella ragazza. Hai un buon lavoro, no? Di cosa ti lamenti?".
"Sei una bella ragazza. Guarda che gnocca sei diventata! guardati! ma ti sei vista? sei troppo bella. Ah! da quando hai ripreso a mangiare.... sei proprio diventata bella! dovresti mettere ancora su qualche chilo. Si! Sei bella. E hai dei bei capelli. E hai tanti uomini che ti fanno la corte. Hai un buon lavoro."

Andiamo avanti cosi all'infinito?

Non c'ho un cazzo da raccontare. Non so se cancellerò questo e quel che ho scritto ieri. Non mi curo neppure di eventuali errori di battitura. Non me ne fotte niente di niente.
Respiro appena.
Siamo andati nel locale vicino al negozio. Non mi sono ubriacata. Penso che nessuna cosa per me abbia alcun senso. Ubriacarmi oppure no: nessuna differenza. Se mi fossi ubriacata sarei stata un peso per loro, e solo per questo ho scelto di non farlo. 
Il dolore c'è pure oggi. E sono solo le 9.15. Non ho modo di sfuggire alla strozzante solitudine, ci sono seduta sopra. Se mi alzo, perdo la casa.
C'è da dire che C. mi ha fatto notare una cosa che avevo ignorato: sarò pure squilibrata e con mille ingarbugli psichici, fatto sta che sul luogo di lavoro sono capace di dare il 1000 %, e riesco eccellentemente a mantenere stabile un equilibrio professionale. Elegantemente buffona. Servizievole. Amorevole. Dinamica. Professionale. Precisa. Non mi faccio sfuggire niente mai. Non manco mai di niente. Non sgarro un colpo. Non posso negare che per la mia efficienza, il mio impegno e per la mia amorevole dedizione, mi rimangono levate di cappello e inchini da ricevere.

giovedì 9 agosto 2012

MORIRE ALLA PAGINA 27.
  
Schock familiare. Clackson per attirare l'attenzione. Calma e gentile. Pericolo attraversamento pedoni. Legami affettivi profondi e il continuo colpevolizzarsi. "Respiri pure, il gas è filtrato!" Dobbiamo tutti lottare. Gesti universali. "Emozionata?" ragazzine a ridere. Il suo stato è critico. Raccolte principali."Vai a casa?" ..e lo baciammo sulle labbra. Ti sento lontanissimo, lo so che vivi nel sottobosco. In che terra diversa viveva lei! Capacità schizofrenica: cedi sempre il posto alla vita. "Tutto questo non ha senso!" dissi. "Ah! fece Gerda con una risata a denti stretti. Avevo perso e lo sapevo. Sonata solistica da camera: fuga come paradigma formale del barocco. Il secondo esercizio supplementare è il distacco: pensate alla vostra infanzia, le radici di un musical. Raccogliere un certo numero di arie, unirle al proprio copione e confezionare in questo modo uno spettacolo totalmente nuovo. Se vi trovate in panne, sdoppiano i punti di vista, nessun lieto fine, ed è ancora un'alternanza di recitato e cantato: così è venuto al mondo l'assurdo. Questa coscienza spirituale viene chiamata mente intuitiva. Procuratevi da bere, e fingete di essere una diva. Tenere un bicchiere in mano aiuta. E camminate con passo brioso, come se sapeste dove andare... vale a dire in giro per la stanza. "Di che colore hai detto che erano, oltre al nero?" E' molto rara la simbiosi. Ha saputo trovare la connessione, e non si può dire che fosse improvvisazione. La reazione di massima difesa? IL FREDDO. La dottrina venne ulteriormente sviluppata da numerosi filosofi, quando il Tao divenne Uno. 

Disdetta,

            si estingue.
Fineco riflessa al contrario sui vetri di un pulmino pieno di giapponesi.
Chissà tutte le altre vite come si espongono alla realtà?
Continuo a dubitare di definizione da manuale psichiatrico con tono accusatorio.
Perchè non esiste un dottore del cuore?

Io non sono innamorata.
Debbo ripetermi che mi sto facendo vittima dell'ennesima ossessione. Lo sappiamo tutte quante.

No.
Questo è veramente troppo.
Troppo per le mie orecchie.
Tutta questa tenerezza diffusa e manifestata da una gola all'orecchio di un bambino.
E poi ci sono io, con tutti i miei ricordi.

(oltretutto non finge un disinteresse verso di me. E' per davvero concentrato sul suo lavoro. Lo so perchè lo sento parlare sottovoce tra sè e sè. Quando fa così è perchè è preso dal lavoro.Quindi... è evidente che non gliene fotte una benemerita minchia di me, che non prova niente, e che sta semplicemente vivendo la sua vita di sempre, senza di me. Voglio dire.. non sta soffrendo come credevo... e se lo fosse non sarà certo per me). Che invidia per questo cinismo salutare.
Voglio un cinismo salutare.

Sai una cosa Barbara?
non hai habitat. 
Non sarai mai. Esisti giusto perchè ti è stato dato un nome. Perchè vieni nominata. Ma chi dice Barbara a voce alta, non sa di chiamare il vuoto. Non sa di dire niente. 
Una chiamata uguale ad un inutile soffio o uno starnuto.
Morire a 27 anni.
Mi fa un pò specie. E' brutto. Finire una storia a 27 anni. 
Cosa ne è stato di me in tutto questo frattempo? 
Cerco una scrittura più minuta, ma non c'è.
Mi sto sentendo un pezzo di carta pieno di scarabocchi.
Sto scoprendo l'ipotesi di un rimedio all'ansia: la scrittura. Penso che potrei scrivere qui dentro, tutto quello che vorrei da mesi dirti e raccontarti di me.
E poi mi ripeto che neppure esisti, se non nella mia testa.
Ok. Sono le 15. Diciamo pure che mi sono un filino calmata. Giusto un filino. Noto di non essere ancora in grado di mantenere viva una conversazione senza tremare e mandare il cervello dove dio solo sa. Certo quel senso di insoddisfazione con soffocante tristezza correlata, permane. Ehmbè. Quella c'è sempre. Mi domando ogni minuto, se mai riuscirò a liberarmi dal grande peso che sono.
Lui è calmo.
Se ne sta seduto tranquillamente a farsi le sue cose davanti al pc. Mi sono alzata da sta sedia di colpo, senza pensarci troppo, perchè è in mio dovere da receptionist avvisarlo del fatto che l'altra promotrice che dovrebbe lavorare in presidio con noi due non mi risponde alla mail. Probabilmente (spero) non ci sarà. Di conseguenza lui non può lasciarmi da sola prima dell'ora di chiusura. Gli ho domandato come facciamo,  e poi sono tornata qui. Conversazione filo - tremante da parte mia. Cerco di fare la donna io, sopra questi due tacchi e in tailleur. In realtà mi sento morire dentro. Lenta. Per ogni secondo che scivola indietro, un pezzo di me muore. A poco, a poco. Mi parlava con voce calmissima. Usa un atteggiamento studiato a farmi capire "scusa ma stamU
Basta.
Io non posso più sopportare tutto il grande peso quale sono io con la mia vita in conseguenza. E mi viene da ridere perchè so che nessuno, tra conoscenti ed estranei mi caga su questo diario. Boh. Vabbhè... io scrivo lo stesso. Senza troppa ricerca nelle parole perchè io sono esausta. Basta. Oggi, non appena esco da lavoro... corro dritta verso casa, a trovare il modo di ammazzarmi senza agoniare troppo, dopo aver pianto liberamente. 
(Per fortuna che c'è Gin, la mia coinquilina tanto dolce e materna. Quasi dimenticavo!)
Non ce la faccio più di sta depressione, ste voci, ste personalità, sta solitudine, questo senso del vuoto, la frustrazione, il senso di inferiorità, i ricordi tristi, le prigioni del passato, la bulimia, l'anoressia, la dipendenza affettiva e tutte le altre ossessioni e questo e quello.
Basta.
Sono arrivata tanto in fondo con la mia tristezza d'aver trovato l'acqua.
Ci sto annegando dentro. Ne sono sommersa.
Mi sento sotto il mondo. Oltre il tutto. 
Non è per te Angelo che mi ammazzo questa sera. Non è per te che io mi voglio ammazzare.
E se penso che sei a due passi da me, ora. Se penso che potresti alzarti da quella sedia, da un momento all'altro, e giungere davanti a questo schermo e ai miei occhi tristi impossibili da tener segreti, in un batter di ciglio. Non è per te Angelo.
Non è per te.
E' per tutta una serie di cose.
(no, le lacrime ora no).
Non credo di essere innamorata di te. Eppure non riesco a guardarti negli occhi, perchè vedo tutto il mio fallimento e la mia frustrazione. Mi ricordi questo di me. Il nulla che sono. Vedo mancanze. Rimproveri a me. 
Vorrei per esempio chiederti come fai ad essere capace di così tanto cinismo? non invidio la tua freddezza, affatto. Forse la tua resistenza al dolore, non lo so. Scappi anche tu e si vede. Siamo due coglioni, credimi. Te lo posso provare.
So bene che hai sofferto tanto nella tua vita, e che un certo mancato calore, ti ha stretto il cuore... ma potresti cambiare le cose con una semplice apertura del cuore. 
Noto qui l'insorgenza della mia incoscia attitudine all'ipercontrollo, la manipolazione, la dedizione al prossimo, per scampare a me stessa. Boh io scrivo cose a caso per intrattenermi. Che svolazzano nella mia testa. E continuo... Non mi riferisco all'amore tra un uomo e una donna. Mi riferisco nello specifico al fatto di cessare questa chiusura nei confronti di tutti gli umani. Ma diciamocelo francamente... che forse a te degli altri non te ne fotte un cazzo. Che un po malinconico lo sarai pure... ma depresso forse no. Non lo so. Non ci sto capendo piu niente. Non lo so. 
La tua stronzaggine nei miei confronti non ha giustificazioni. Poteva nascere una bell'amicizia. So che lo volevi anche tu. Non è successo perchè hai preferito far fede a dei cazzutissimi equivoci. Ecco cosa. 
E si. E vista la mia ansia... è ben meglio restar lontani ora. Non possiamo co-esistere.
Se solo non fossi così tanto ansiosa d'avere capogiri, verrei da te a levarmi di questi pesi, che forse non ti riguardano nemmeno un poco.
Non riesco a tenermi in equilibrio. Mi gira la testa. E..
e non lo so.
Scrivo cose caso per non pensare a te... ma mi sento cretina e basta. 
Sono un grande disastro della natura. L'errore più grave che mia madre abbia mai commesso.
Si, sono il tuo errore e non smetterò mai di pensarlo. 
Non esiste medicina che possa farmi salva da certi malanni cronicizzati, nel cuore.
E' impossibile. impossibile. impossibile.

...il mio stato d'animo è quello di una che se ci fosse un letto, mi sbrigherei a voltarmi tutta, di nuca e di schiena, dalla parte opposta a quel tanto che si muove. Ho voglia di lasciarmi lì. Di fare cadere le palpebre per svegliarmi altrove. In un luogo di pace. Nel corpo di una perfettamente piccola.
No. Non riesco a sopportare più.
Sono veramente satura.
MI SONO ROTTA IL CAZZO.
MI PERMETTETE DI URLARLO ALMENO QUI DENTRO?
DI QUI A POCO LO CANCELLERO' MAGARI.

NON NE POSSO PIU NON NE POSSO PIU NON NE POSSO PIUUUUUUUUU
DELLE MIE EMICRANIE DEI MIEI STATI CONFUSIONALI DI TUTTE LE VOCI DI ME STESSA DELLA MIA INVALIDITA E DELLA MIA VITA DI MERDA.
MI VOGLIO AMMAZZARE.
BASTA BASTA BASTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
STUFA DI TUTTO MA PROPRIO TUTTO

martedì 7 agosto 2012

Sei tu.

Questo pc che abbaglia quasi come una luna. Questo diavolo con siringa di edulcorante alla mano. Questi occhi sempre due. Mi ricordano certi vecchi incroci tra me e i pupazzi. C'erano tasti rotti prestati e sogni tanti. Lampadari rotti. Scritte nascoste sui muri per non farsi sentire. Ronzii. Mezze matite insieme ai pastelli nuovi. Stonavano, ma cercavo di fargli giustizia. Venivano più usate, specie quelle già mezze. E chissà perchè si pensa sempre ai rovinati meglio possibili da usare. Quelli nuovi ci piacciono ma non li vogliamo sciupare. Le cose belle le osserviamo da lontano. Perchè poi, oltre il vetro la vita, e nella conca del banco un vuoto impossibile da riempire. Di follìa si può solo scrivere o giocare, ma mai capire.

Settimana scorsa mi sono arrampicata sulla mia dottoressa, inutilmente. Stavolta abbiamo quasi litigato. Ha insistito, ancora, affinchè io mi affidassi alle cure di uno psichiatra.
Ed io, sotto quest'ultima accusa, non mi sono sentita più di ora, con le spalle al muro, la faccia sulla malattia, e sola.
Mi ripete la stessa cosa da anni. Mi ha fatta quasi piangere, più che altro per la sua dolcezza nel dirlo.
Delirio. Ha usato questa parola con me per la prima volta. Mi sono sentita toccata.
"Hai vere e proprie fasi di delirio. Non hai comportamenti normali. Vedi? Ti rendi conto che non è normale il tuo modo di vivere? Ascolta me..."
Mi sono sentita morire.
Fin da piccola, la mia fobia più grande e sono stata io ad attrarla tutta quanta.
Sapevo che prima o poi sarebbe accaduto.
Sentivo che dentro di me qualcosa stonava, mentre gli altri giocavano.
Sempre seduta a penzoloni, sul ciglio di un burrone.

Ieri poi... altra mazzata.
Sono stata al mare con una mia collega...
Continuo a soffrire sta dismorfobia. Come sostiene anche la dottoressa. Lei dice che non è normale questo estraniamento dal mio corpo.
A distanza di poco più di due anni, soltanto ieri ho preso visione del mio aumento di peso.
Ero convinta di essere ben più magra di quanto ho visto, nelle foto da spiaggia.
Mi è preso un colpo.
Non mi piace per niente questa cosa. 
Ma so che non troverei pace neppure da magra.
Quindi non mi cerco più.
Perchè non ho voglia. Perchè non m'interessa.