Io, raccoglitrice di simboli,
mi scrivo addosso.

domenica 31 luglio 2011

Per non morire, scrivo.
E creo in conseguenza, e per disperazione.


La carta mi rinfaccia un dono che io non ho mai chiesto.
Temo la pronta riscossione di un debito.
Un debito rateizzato a pezzi di corpo e cuore.
Un dono che specialmente grava, su di una mente ipotecata.
Mi storce gli occhi questo mio sentire.

Io non ci credo.
A volte mi ci sbatto addosso. Con tutto il corpo. L’assecondo, la rincorro e l’anticipo, nel tentativo stupido di attutirne il colpo: la sfiga.
Io non credo nell’esistenza di una giovane ventisei enne piu sfigata di me.  Neppure se vi impegnaste con cieca determinazione per il  solo gioco di superarmi. No. Non potreste sforare.
Ho una gran voglia di dilungarmi con l’elenco dei miei lamenti.
Questo è il bello di avere un blog.  La possibilità di urlare pianti sconfinati sotto falso nome.
Quanto basta per non tagliarsi o vomitare.
Svuotarsi di pesi, senza gravare sui vicini, e senza così rischiarne l’abbandono.  Cercare condivisioni tra i commenti sparsi di sconosciuti. In cerca di pacche virtuali per intrattenersi e trattenersi dal fare quel taglio di cui conosciamo il gran finale.

Mi scuso in anticipo per la pesantezza di ora e futura. Questa sono. Non mi sono scelta.
Per presentarmi un po’, vi anticipo però che sono anche in grado di sfogare sarcasmi con tanto di canditi fluorescenti. Nelle mie fasi maniacali o forse sotto l’effetto dell' alcool.

Questa premessa per cominciare il mio tormento di stanotte.
Ometto il titolo perche non mi viene. E non abuserò ora di una PAROLA tanto importante per me. Ho sempre l’impressione di sporcarla, con la mia voce.

Il mio pensiero di stanotte e di oggi è rivolto a te. Non ti sento abbandonato al sonno, ma preoccupato. Spero stia giungendo fino al tuo cuscino, il carillon che sto soffiando per te, ma ne dubito fortemente.
Si. Parlo di un ragazzo. Solita pena di amore?
Non si puo dire. Non si puo chiamare “solita pena di amore”.

In sintesi:
Cinque anni mi distanziano dalla volta in cui presi la ferma decisione di chiudere a chiave il cuore. Di metterci sopra il sigillo di rosaspina. Ho firmato in silenzio un contratto, con un’anima che è stata esiliata da un tumore.
La mia decisione di quel tempo non fu spinta da una delusione di amore o da un abbandono.
 Ma dalla somma di un avvicendamento di disgrazie affettive, e di cui quest’ultima che risale al 2005 circa.
Scelsi dunque di cucirmi un vestito di spine.
L’ho portato giusto fino a qualche giorno fa.

E poi avviene la ribellione metafisica dell’anima, che impreca, per sentire almeno un po’ di calore da luce pulsata.
Decidiamo allora di fare uno scambio col demonio. Di regalare il corpo all’inferno da raggiungere in cyclette, con l’ossessione di compiere sottrazioni di carne, in favore di una personalissima rinascita spirituale. La determinata rincorsa alla denigrazione di un corpo, che dovrebbe sostituire nella sua totalità, una perfezione interiore capace di amare e di donarsi con eccellenza.
Altro sperpero di anni ed energie.
Prima i tagli. Poi i digiuni ascetici.
Ora non so piu cosa aspettarmi dalle mie personalità. Credo siano in forte disaccordo sul nuovo piano d’autodistruzione da organizzare. Non fanno che litigare tutti quanti. Urlano e intanto i miei polpacci si ingrossano.

Poi viene ieri.
Un po’ la noia regalata dal lavoro passivo mi urla di smuovermi. E un pò tante altre cose… tra cui il male di vivere che mi ha fatto cadere in basso tanto, da farmi pregare piegata, il sole.
L’incontro.
La sintesi è che da poco ho deciso di aprirmi. Di riaprire il mio cuore.
Forse per istinto di sopravvivenza emozionale. Forse perchè l’età richiama la maternità. (Buffo per una che è in amenorrea da tre anni e che ha sempre sognato la sterilità fisica). Forse perché non voglio diventare la portinaia zitella e cattiva di una fiaba per bambini. Forse perché sono stanca di sfiatare dalla posizione supina. Forse perche sono esausta di me e della mia non-vita.
Fatto sta che decido di credere e decido male.
La verità è che restiamo fantasmi alla luce di tutti gli occhi possibili. Perche tutte le cose belle non sono altro che menzogne pre-organizzate per resistere alla vita. Un po’ come i corpi che ci portiamo… Tutta carne cucita e rattoppata, intorno alle segretezze di un’anima irraggiungibile per condanna… Per fare rimbalzare certi colpi… Per proteggere un cuore, oramai ridotto all’osso.
Non esistono più strati di pelle.
Li ho consumati tutti.
E sapete qual è la cosa peggiore?
Bisogna provare tanto odio verso se stessi, per scegliere ancora una volta, di cadere in simili credenze, già provate. Questa è la vera follia. Subire una speranza, credere ancora e nonostante tutto, nell’ipotesi di un cambiamento… : effetti di una mente perversa.
Quella umana, appunto.
Mi strucco, ingoio raggi, e torno a dormire sulla strada.



Il nocciolo della questione è scontato.
Parlo di sfiga, perchè una volta che mi capita di sostenere la sincera apertura del cuore, vado ad'infatuarmi (?) di uno, che ovviamente, non mi corrisponde e non naviga nella mia stessa direzione.
E che ve lo racconto a fare? Perchè poteva o potrebbe mai essere il contrario?
Non è pessimismo il mio, è scienza!

Quello che resta, sono soltanto parole. Che non placano e non riempiono.
Come sempre.

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